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Drawing © tissellistudioarchitetti
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BEL

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Year
2023
Team
Filippo Tisselli, Cinzia Mondello, Marcin Dworzyński

Il noto avvocato forlivese ci ha contattati per riorganizzare uno spazio di circa 300 mq al secondo piano di un edificio che quasi si affaccia su Piazza Saffi. E’ un progetto importante dell’architetto Cesare Valle realizzato durante il ventennio Fascista (1936).
All’esterno l’edifico si presenta con proporzioni quasi monumentali ed è impreziosito da una pelle in travertino al piano terreno. Nei piani superiori fregi e bassorilievi si alternano al mattoncino rosso.
A conferma del fatto che si trattava di una architettura ‘di facciata’ gli interni si presentavano ben poco interessanti un po’ freddi, quasi banali. Due corridoi perpendicolari tra loro e stanze sui due lati che prendono luce sul Corso e sulla grande corte interna. Come da tradizione i soffitti erano altissimi.
La richiesta prevedeva di riorganizzare gli ambienti interni per poter ospitare uno studio di otto professionisti forensi e quattro segretarie, inserendo possibilmente anche un cucinotto, due bagni e una sala d’attesa.
Quasi tutti i pavimenti sono originali e in graniglia  (rosa, rosso, arancione, verde, nero).
In accordo con l’avvocato si è deciso di conservarli malgrado i colori.
Tuttavia, tutti gli impianti e gli infissi esterni, essendo anch’essi originali, necessitavano di sostituzione. Dal canto nostro abbiamo proposto di recuperare tutte le porte interne a doppia anta con maniglie originali in zama e vetri stampati rigati.
Riposizionando rapidamente alcune pareti, il taglio distributivo era sistemato così abbiamo potuto lavorare sulle superfici e sui colori. 
Il controsoffitto in tutti gli ambienti ci ha permesso di nascondere tutti gli impianti. 
Le modanature a losanghe dei due corridoi sono un omaggio a Villa Necchi Campiglio di Milano, realizzata da Piero Portaluppi e coeva al nostro edificio. 
Nei due corridoi, i colori (rosso e nero/verde), partendo dal nuovo battiscopa, si fermano in corrispondenza delle architravi delle porte. Ė il contrario di quanto succede nelle singole stanze dove i colori salgono dalle architravi fino a coprire i soffitti. Tutto il resto è bianco. 
L’omaggio ai due protagonisti della politica del ventennio è evidente. 
Nel ventennio infatti il nero è stato appannaggio del Partito Nazionale Fascista, pertanto, i democristiani per distinguersi dai socialisti e comunisti (rosso) e dai neo-fascisti (neri), fecero proprio il bianco.

Il grande mobile contenitore dell’ufficio in angolo sul Corso è il protagonista dell’arredo su misura. Per dissimularne il volume, si è deciso di appenderlo a parete realizzando le ante affiancate come una enorme tenda plissettata.
La pianta e il bicolore (bianco verde) del bagnetto destinato alla clientela richiamano il design della tipica scala elicoidale, spesso presente negli edifici del ventennio. La si trova anche in un edificio di Valle sempre a Forlì. La Casa del Balilla.
Anche le due riproduzioni che fanno da sfondo ai due corridoi sono un omaggio all’arte tra le due guerre. Una è un bassorilievo che riproduce quello all’ingresso del Tribunale di Milano e l’altra è un Giacomo Balla Futurista (1918) dal titolo “colpo di fucile domenicale”.

Sull’edificio di Cesare Valle:
Si tratta dell’Ex Istituto nazionale fascista di previdenza sociale.
L’architetto Cesare Valle con questo edificio (1937) coniuga monumentalità e razionalismo,poco preoccupandosi di fondersi con il circostante ambiente cittadino, monumentalizzando il portico con le caratteristiche spoglie e severe degli acquedotti romani; il rivestimento della zona basamentale in travertino contrasta con il rivestimento a cortina di mattoni rosso cupo, volutamente scelti al posto di quelli più rosati delle fornaci forlivesi.
All’ex Istituto Nazionale Fascista si arriva percorrendo interamente, partendo da piazza della Vittoria, quello che al tempo dei fatti si chiamava Corso Vittorio Emanuele II, poi Ettore Muti durante la Rsi, è oggi il Corso della Repubblica in ricordo dell'avvenuta costituzione della Repubblica italiana, proclamata in seguito ai risultati del referendum istituzionale del 2 giugno 1946, in cui l’86 per cento dei forlivesi votò, nel solco di una robusta tradizione repubblicana rinnovata da una vasta popolare Resistenza al nazifascismo, per la proclamazione dell’Italia repubblicana.

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