Mai 2024
  • The Plan Vol. 154
  • DOVE
    Il complesso sorge ai margini della città di Forlì, all’interno di un’area produttiva che la zonizzazione urbanistica ha individuato ai bordi dell’antica centuriazione romana. L’area di intervento si trova nelle immediate vicinanze del casello autostradale e comunque a pochi chilometri dal centro storico, un punto fortemente strategico ma privo di linguaggio architettonico: a dominare il paesaggio solo un monotono susseguirsi di capannoni prefabbricati.

    PROGRAMMA
    Il progetto si inserisce dunque in un contesto che non offre spunti o vincoli se non quelli legati al rigido e tassativo programma funzionale presentato dalla cooperativa, che possiamo riassumere in tre punti:
    • L’edificio doveva garantire massima flessibilità nella configurazione degli uffici, evitando la formula dell’open space e garantendo spazi lavorativi esclusivi per 1 o 2 persone;
    • Ognuno dei sei dipartimenti in cui si articola l’azienda doveva essere ospitato unicamente su un livello;
    • Il progetto doveva prevedere una sala assemblee da 200 posti e uno spazio refettorio che potesse essere convertito in spazio per ufficio qualora necessario.
    La scelta, sin dalle prime fasi, è stata quindi quella di non privilegiare la ricerca formale in sé ma lasciare che l’edificio si svelasse adattando le sue linee alle esigenze funzionali e logistiche imposte. La forma che oggi apprezziamo è il risultato di un processo creativo che paradossalmente assorbe la razionalità e il pragmatismo della cooperativa, facendo dell’headquarter stesso la prima rappresentazione del rigore scientifico dell’azienda.

    PROGETTO ESTERNO
    Il Sidera, sviluppa orizzontalmente per una lunghezza di 100 metri e un’altezza di 33 partendo da un basamento di terreno alto circa 3 metri. Solo tre sono i materiali che connotano la superficie esterna: alluminio (sei chilometri di pinne verticali), cemento pigmentato nero e vetro (circa 5000 metri quadrati di superficie vetrata in facciata).
    L'alluminio naturale previsto per le lamelle è protagonista e riflette elegantemente la luce naturale assumendo connotazioni e colori differenti nelle varie ore del giorno e a seconda delle condizioni atmosferiche. Questo, unito al ritmo serrato delle pinne frangisole, crea il piacevole inganno circumnavigando il Sidera, di percepire l’edificio come un blocco opaco o trasparente a seconda del punto di vista da cui lo si guarda.
    Il concetto di involucro non riguarda solo le superfici perimetrali ma include la copertura, da subito intesa come una sorta di quinto prospetto, consapevoli del fatto che gli strumenti di navigazione contemporanei come Google Earth ci hanno abituato a guardare e percepire lo spazio dall’alto. Questa consapevolezza si traduce nell’esigenza di dare una chiave di lettura architettonica anche da questa visuale. La scelta cade sul tema vernacolare del tetto a falde, di per sé inedita in un contesto industriale: sei falde inclinate si articolano sul territorio sfruttando i tre grandi lucernai come anelli di congiunzione, alla ricerca di un dialogo con lo skyline dei vicini appennini.

    PROGETTO INTERNO E NEURO ARCHITETTURA
    Lo stesso studio degli interni è stato affrontato come un autentico componente, quindi non un progetto parallelo ma integrato e necessario allo sviluppo dell’edificio. Era chiara infatti l’intenzione, sin dai primi passi, di non affidare la rappresentatività dell’intervento al solo involucro, ma fare in modo che questo fosse la pelle di un organismo più complesso, articolato in una successione continua di stimoli, forti della convinzione che l’intelligenza e la creatività di chi lavora e produce si nutrano di curiosità e complessità, e non della banalità di uno spazio asettico e informe.
    I precetti della Neuro architettura hanno guidato gran parte delle scelte progettuali, tese alla ricerca dello spazio lavorativo ideale: così fattori esterni come luce, aria, suoni, visuali, entrano nell’edificio sotto forma di componenti architettoniche calibrate e controllate e non come accadimenti necessari.
    La pelle di vetro del Sidera controlla il flusso di ingresso dell’illuminazione naturale che inonda ogni spazio lavorativo; i corpi luminosi seguono il ritmo circadiano delle 24 ore; le tecnologie per il controllo della ventilazione e la totale assenza di finestre apribili rendono l’aria interna pulita e salubre nonostante ci si trovi in una delle aree più inquinate d’Europa; da ogni spazio interno e da qualunque livello è possibile affacciare la vista sul verde esterno.
    Tutti questi fattori, uniti al controllo maniacale dell’isolamento acustico, garantiscono condizioni lavorative di estremo benessere psicofisico, che inevitabilmente si traduce in una maggiore qualità lavorativa dei dipendenti.
    Nessun colore è stato aggiunto oltre la pigmentazione naturale dei materiali, tanto che la fotografia dell’edificio risulta desaturata: un’evidenziazione invertita per sottolineare il rango dell’headquarter.
    Legno, alluminio, cemento rivendicano orgogliosamente la loro natura e questo vale anche per i molti arredi su misura, in corian. La sobrietà dell’edificio in questo senso riflette la serietà e il pragmatismo dell’azienda.

    Tra scaglie e tagli diagonali le grandi scale interne si propongono come il vero tema di rottura dell’intero impianto, a partire dall’essere l’unico ambiente da cui il Sidera può essere goduto in tutta la sua altezza. Le linee ipertrofiche e sinuose giocano di contrasto, attirando a sé il visitatore come una dirompente forza centripeta. Il nastro del parapetto striscia e si snoda, come un organismo vivente le cui radici vengono attratte dalla luce solare che penetra attraverso il grande lucernaio. Grandi ballatoi ospitano comode sedute, presenti qui come in tutti i percorsi distributivi, piccole piazze/punti di incontro che invitano le persone a fermarsi e a interagire tra loro, contribuendo a creare un senso di comunità all'interno dell'ufficio. I momenti di socialità tra i dipendenti vengono così incentivati, forti della convinzione che la condivisione di idee e la creazione di relazioni positive siano fattori fondamentali per garantire il benessere generale alla base della produttività.

    Le persone stesse diventano componente del progetto, la chiave di avvio di un meccanismo ricco di ingranaggi che, lasciato andare, si apre in un racconto stimolante, pieno di sorpresa, alla continua ricerca di reazioni.
    Il Sidera è un organismo vivente e creativo che nega la logica rigida dell’ortogonalità, evita qualunque costrizione statica obblighi a simmetrie monumentali e banali. L’ingresso, gli spazi distributivi, la sala assemblee, l’ultimo piano si articolano in un gioco di compressione alternata tra pareti e soffitti, superfici inclinate e sfaccettate.

    CONTESTO
    In un contesto privo di identità e valore architettonico il Sidera si propone come un contenuto nuovo, una sorta di regalo, di risarcimento ad un territorio denso di scarsa qualità ma che può evidentemente diventare un territorio migliore, a beneficio di chiunque ne arrivi a fruire (nello specifico si pensi ai dipendenti della cooperativa). Anche la scelta di circondare l’headquarter di 300 alberi e 22000 piante è la risposta al desiderio di disinnescare il contesto nel quale è costruito. 

    Nel progetto dell’Headquarter non c’è formalismo, ne individualismo, ma c’è alla base un forte senso di realtà, un forte intento di interpretare delle esigenze, di sentire e tradurre nell’edificio le trasformazioni che inevitabilmente l’uomo attraversa, senza mai perdere di vista la centralità delle relazioni e dell’essere uomo e individuo in un’attualità che ci tiene sempre più distanti dagli altri e dall’ambiente che ci circonda.

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  •  Autor: The Plan
  •  Herausgeber: Maggioli S.p.A.

Mai 2019
  • Livingroome
  • L’intervento prevedeva la realizzazione di un edificio ad uso prettamente residenziale in luogo di un impianto artigianale abbandonato.
    Il tema affrontato risiede nel confronto/scontro tra esigenze progettuali ed economiche, tra la necessità di proporre alla città un nuovo episodio di qualità architettonica e le intenzioni “speculative” di una committenza attenta al ritorno monetario dell’investimento.
    Le due posizioni confluiscono in una proposta progettuale che prevede un’architettura di forte impatto dimensionale, una presenza dominante rispetto all’edilizia mediamente minuta della zona.
    L’intervento ha previsto la realizzazione di un unico edificio a sviluppo longitudinale composto da un livello completamente interrato destinato a garage, un secondo livello con garage interrato su un lato e residenze fuori terra sull'altro, e tre livelli di abitazioni per un totale di 28 unità. Un sistema di rampe e percorsi pedonali si interseca a quello del complesso architettonico vero e proprio, garantendo la “permeabilità” del lotto ed ampliandone l’accessibilità.
    La scelta di attenersi a soluzioni strutturali di stampo tradizionale consente di concentrare le energie progettuali ed economiche nella cura dei particolari e nella scelta accurata delle finiture.
    Il disegno dei fronti è affrontato come un momento topico dell’atto progettuale: ad essi va riconosciuto il ruolo di mediazione con l’intorno, che passa attraverso l’adesione ad un linguaggio sintetico ma fortemente identificativo. Giocando sulle profondità, si è arrivati a “racchiudere” la complessità del sistema-prospetto in un unico gesto grafico che ripristina l’ordine di un fronte altrimenti frammentato nelle numerose unità abitative retrostanti, diventando il vero motivo conduttore, il tratto distintivo dell’intero organismo.
    Il sistema dei balconi garantisce ad ogni unità spazi esterni ampi ma insieme intimi e protetti. Grazie alla struttura integrata in c.a. e travi in legno lamellare sono stati realizzati sbalzi fino a 320 cm, che annullano la presenza della doppia falda di copertura.
    La trasparenza dei parapetti in vetro compensa l'ostacolo all'ingresso della luce degli aggetti, mentre la “discrezione” del materiale, privo di elementi strutturali in vista, non interferisce col ruolo protagonista delle fasce a disegno del prospetto.
    Ancora una volta il disegno dei prospetti è affrontato come un momento topico dell’atto progettuale: ad essi va riconosciuto l’importante ruolo di mediazione con l’intorno, che passa sempre attraverso l’adesione ad un linguaggio unico, sintetico, ma fortemente identificativo.

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  •  Autor: signdesign
  •  Herausgeber: Ganglicom Srl

2018
  • Platform - Best italian interior design selection
  • L'appartamento si trova nel cuore del centro storico di Cesena, in una posizione privilegiata e con l'opportunità di traguardo di un paesaggio urbano e naturale circostanti davvero eccezionali.
    Il suo stato di abbandono e degrado in fase ante-progettuale si affiancava ad una forte frammentazione interna e ad una organizzazione claustrofobica degli ambienti che vanificava le potenzialità della casa.
    L'iniziale demolizione dei muri divisori ha permesso la comple- ssiva riduzione del numero di ambienti a favore di una loro estensione e maggior comodità, nonché di una decisiva fluidità nella loro successione. Questi spazi ampliati hanno ricevuto un incremento di aria e luce naturali a partire dalla ridefinizione delle aperture affacciate sui terrazzi dei due livelli e sulla corte comune.
    Trovano così posto al piano dell'ingresso la cucina/sala da pranzo, il salotto e un bagno ad uso comune. La scala, integralmente recuperata nel suo sviluppo ma rinnovata nelle finiture, conduce al piano superiore dove la camera da letto, un bagno privato e un ripostiglio completano il programma funzionale richiesto dalla nuova proprietaria.
    L'intero spazio gode di una naturale successione tra gli ambienti, essendo ridotto al minimo il numero delle porte interne e dei connettivi, anche grazie all'esistente articolazione della casa. Il nuovo pavimento in listoni incrociati di teak, insieme alla tinta bianca delle pareti e del soffitto, omogenizzano i due livelli donandoli continuità. Sempre il teak, apparecchiato più linearmente e opportunamente trattato, caratterizza gli ampi deck sui due livelli, ambienti aperti della casa.
    E nella successione i vari ambienti danno vita a una sequenza di declinazioni di tre cromie/materiali: il giallo oro degli specchi “gold” e del corrimano in ottone satinato, il bianco puro delle pareti e degli arredi, la naturalità della pavimentazione in legno. E’ questa terna, prima di ogni altro richiamo grafico, a dettare l’univocità dell’intervento, un “filo di Arianna” che si snoda durante il percorso all’interno della casa imponendo prepotentemente il cambiamento e il rinnovo.
    Una terna vincente, che, nell'organizzazione della cucina, esprime tutte le sue potenzialità. Pur senza abbandonare una conformazione collaudata e tesa ad ottimizzare lo spazio di lavoro (penisola con fuochi e lavello, colonne alle spalle), il progetto punta ad una sintesi estrema. L’eterogeneità delle funzioni, tipica di ogni cucina, viene completamente assorbita da un’architettura “vivente” a parete, una successione di ante e componenti estraibili che nascondono mobili contenitori, scaffali, elettrodomestici e scompongono il volume originario in ogni direzione possibile. Nulla è lasciato al caso o al caos. Quello che colpisce, entrando, è il rigore di un ordine cercato e ottenuto, ma smussato dalle vibrazioni del motivo “a bamboo” che riveste la parete attrezzata: è lui il protagonista indiscusso. La serrata successione dei piccoli cilindri bianchi spicca tra le superfici di specchio e oro che la affiancano, e in esse raddoppia la sua presenza. La stessa discrezione di tonalità e geometrie del bancone, del tavolo, dei corpi luminosi, partecipa al riconoscimento del suo assoluto primato.
    L'uso mai banale dell'arredo risiede nel non intenderlo come la sommatoria di oggetti aggiunti, semplicemente occupanti lo spazio disponibile. Se assunto come aspetto integrante il progetto architettonico, ovvero stabile nel tempo e frutto di un disegno condotto fino al dettaglio, le sue potenzialità si amplificano.
    Sotto quest'ottica i tre mobili a termine degli ambienti principali della casa sono stati pensati come autonomi ma integrati nello spazio, marcatamente differenti ma tra loro relazionati. Il loro porsi agli “estremi” enfatizza l'eccezionalità del caso, una sottesa indipendenza reciproca e la necessità di una sperimentazione puntuale.
    In ogni caso texture, materiali, luce, colori e sistemi di apertura rappresentano le componenti principali su cui si è riflettuto lungo il loro progetto.
    La superficie esposta, fondale nella sala e nella cucina, articolazione di piani nella camera da letto, rivela nel suo aprirsi e decomporsi ambienti celati, spazi impercepibili in anticipo, profondità differenti in base a necessità e vincoli. I piani apribili si muovono per rotazione, scorrimento, sovrapposizione a seconda dei casi.
    Alla struttura in legno di queste componenti sono aggiunti rivestimenti che esprimono le potenzialità di uno stesso materiale a seconda delle lavorazioni adottate: nella cucina, elementi lignei cilindrici smaltati di diametro differente sono accostasti sulla misura dei pannelli; nella sala è lo stesso parquet a risvoltare sul piano verticale, laddove in camera da letto si limita ad essere il basamento per le ampie ante, trattate a scanalatura continua laccata, contro-forma che rimanda agli elementi impiegati nella cucina sottostante.

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  •  ISBN: 978-88-98320-29-5
  •  Autor: Platform
  •  Herausgeber: Pubblicomm Srl

Oktober 2017
  • ambientecucina Vol. 240
  • L'appartamento si trova nel cuore del centro storico di Cesena, in una posizione privilegiata e con l'opportunità di traguardo di un paesaggio urbano e naturale circostanti davvero eccezionali.
    Il suo stato di abbandono e degrado in fase ante-progettuale si affiancava ad una forte frammentazione interna e ad una organizzazione claustrofobica degli ambienti che vanificava le potenzialità della casa.
    L'iniziale demolizione dei muri divisori ha permesso la comple- ssiva riduzione del numero di ambienti a favore di una loro estensione e maggior comodità, nonché di una decisiva fluidità nella loro successione. Questi spazi ampliati hanno ricevuto un incremento di aria e luce naturali a partire dalla ridefinizione delle aperture affacciate sui terrazzi dei due livelli e sulla corte comune.
    Trovano così posto al piano dell'ingresso la cucina/sala da pranzo, il salotto e un bagno ad uso comune. La scala, integralmente recuperata nel suo sviluppo ma rinnovata nelle finiture, conduce al piano superiore dove la camera da letto, un bagno privato e un ripostiglio completano il programma funzionale richiesto dalla nuova proprietaria.
    L'intero spazio gode di una naturale successione tra gli ambienti, essendo ridotto al minimo il numero delle porte interne e dei connettivi, anche grazie all'esistente articolazione della casa. Il nuovo pavimento in listoni incrociati di teak, insieme alla tinta bianca delle pareti e del soffitto, omogenizzano i due livelli donandoli continuità. Sempre il teak, apparecchiato più linearmente e opportunamente trattato, caratterizza gli ampi deck sui due livelli, ambienti aperti della casa.
    E nella successione i vari ambienti danno vita a una sequenza di declinazioni di tre cromie/materiali: il giallo oro degli specchi “gold” e del corrimano in ottone satinato, il bianco puro delle pareti e degli arredi, la naturalità della pavimentazione in legno. E’ questa terna, prima di ogni altro richiamo grafico, a dettare l’univocità dell’intervento, un “filo di Arianna” che si snoda durante il percorso all’interno della casa imponendo prepotentemente il cambiamento e il rinnovo.
    Una terna vincente, che, nell'organizzazione della cucina, esprime tutte le sue potenzialità. Pur senza abbandonare una conformazione collaudata e tesa ad ottimizzare lo spazio di lavoro (penisola con fuochi e lavello, colonne alle spalle), il progetto punta ad una sintesi estrema. L’eterogeneità delle funzioni, tipica di ogni cucina, viene completamente assorbita da un’architettura “vivente” a parete, una successione di ante e componenti estraibili che nascondono mobili contenitori, scaffali, elettrodomestici e scompongono il volume originario in ogni direzione possibile. Nulla è lasciato al caso o al caos. Quello che colpisce, entrando, è il rigore di un ordine cercato e ottenuto, ma smussato dalle vibrazioni del motivo “a bamboo” che riveste la parete attrezzata: è lui il protagonista indiscusso. La serrata successione dei piccoli cilindri bianchi spicca tra le superfici di specchio e oro che la affiancano, e in esse raddoppia la sua presenza. La stessa discrezione di tonalità e geometrie del bancone, del tavolo, dei corpi luminosi, partecipa al riconoscimento del suo assoluto primato.
    L'uso mai banale dell'arredo risiede nel non intenderlo come la sommatoria di oggetti aggiunti, semplicemente occupanti lo spazio disponibile. Se assunto come aspetto integrante il progetto architettonico, ovvero stabile nel tempo e frutto di un disegno condotto fino al dettaglio, le sue potenzialità si amplificano.
    Sotto quest'ottica i tre mobili a termine degli ambienti principali della casa sono stati pensati come autonomi ma integrati nello spazio, marcatamente differenti ma tra loro relazionati. Il loro porsi agli “estremi” enfatizza l'eccezionalità del caso, una sottesa indipendenza reciproca e la necessità di una sperimentazione puntuale.
    In ogni caso texture, materiali, luce, colori e sistemi di apertura rappresentano le componenti principali su cui si è riflettuto lungo il loro progetto.
    La superficie esposta, fondale nella sala e nella cucina, articolazione di piani nella camera da letto, rivela nel suo aprirsi e decomporsi ambienti celati, spazi impercepibili in anticipo, profondità differenti in base a necessità e vincoli. I piani apribili si muovono per rotazione, scorrimento, sovrapposizione a seconda dei casi.
    Alla struttura in legno di queste componenti sono aggiunti rivestimenti che esprimono le potenzialità di uno stesso materiale a seconda delle lavorazioni adottate: nella cucina, elementi lignei cilindrici smaltati di diametro differente sono accostasti sulla misura dei pannelli; nella sala è lo stesso parquet a risvoltare sul piano verticale, laddove in camera da letto si limita ad essere il basamento per le ampie ante, trattate a scanalatura continua laccata, contro-forma che rimanda agli elementi impiegati nella cucina sottostante.

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  •  Autor: ambientecucina
  •  Herausgeber: New Business Media srl

Juli 2017
  • Interior Design - Summer Fun
  • L'appartamento si trova nel cuore del centro storico di Cesena, in una posizione privilegiata e con l'opportunità di traguardo di un paesaggio urbano e naturale circostanti davvero eccezionali.
    Il suo stato di abbandono e degrado in fase ante-progettuale si affiancava ad una forte frammentazione interna e ad una organizzazione claustrofobica degli ambienti che vanificava le potenzialità della casa.
    L'iniziale demolizione dei muri divisori ha permesso la comple- ssiva riduzione del numero di ambienti a favore di una loro estensione e maggior comodità, nonché di una decisiva fluidità nella loro successione. Questi spazi ampliati hanno ricevuto un incremento di aria e luce naturali a partire dalla ridefinizione delle aperture affacciate sui terrazzi dei due livelli e sulla corte comune.
    Trovano così posto al piano dell'ingresso la cucina/sala da pranzo, il salotto e un bagno ad uso comune. La scala, integralmente recuperata nel suo sviluppo ma rinnovata nelle finiture, conduce al piano superiore dove la camera da letto, un bagno privato e un ripostiglio completano il programma funzionale richiesto dalla nuova proprietaria.
    L'intero spazio gode di una naturale successione tra gli ambienti, essendo ridotto al minimo il numero delle porte interne e dei connettivi, anche grazie all'esistente articolazione della casa. Il nuovo pavimento in listoni incrociati di teak, insieme alla tinta bianca delle pareti e del soffitto, omogenizzano i due livelli donandoli continuità. Sempre il teak, apparecchiato più linearmente e opportunamente trattato, caratterizza gli ampi deck sui due livelli, ambienti aperti della casa.
    E nella successione i vari ambienti danno vita a una sequenza di declinazioni di tre cromie/materiali: il giallo oro degli specchi “gold” e del corrimano in ottone satinato, il bianco puro delle pareti e degli arredi, la naturalità della pavimentazione in legno. E’ questa terna, prima di ogni altro richiamo grafico, a dettare l’univocità dell’intervento, un “filo di Arianna” che si snoda durante il percorso all’interno della casa imponendo prepotentemente il cambiamento e il rinnovo.
    Una terna vincente, che, nell'organizzazione della cucina, esprime tutte le sue potenzialità. Pur senza abbandonare una conformazione collaudata e tesa ad ottimizzare lo spazio di lavoro (penisola con fuochi e lavello, colonne alle spalle), il progetto punta ad una sintesi estrema. L’eterogeneità delle funzioni, tipica di ogni cucina, viene completamente assorbita da un’architettura “vivente” a parete, una successione di ante e componenti estraibili che nascondono mobili contenitori, scaffali, elettrodomestici e scompongono il volume originario in ogni direzione possibile. Nulla è lasciato al caso o al caos. Quello che colpisce, entrando, è il rigore di un ordine cercato e ottenuto, ma smussato dalle vibrazioni del motivo “a bamboo” che riveste la parete attrezzata: è lui il protagonista indiscusso. La serrata successione dei piccoli cilindri bianchi spicca tra le superfici di specchio e oro che la affiancano, e in esse raddoppia la sua presenza. La stessa discrezione di tonalità e geometrie del bancone, del tavolo, dei corpi luminosi, partecipa al riconoscimento del suo assoluto primato.
    L'uso mai banale dell'arredo risiede nel non intenderlo come la sommatoria di oggetti aggiunti, semplicemente occupanti lo spazio disponibile. Se assunto come aspetto integrante il progetto architettonico, ovvero stabile nel tempo e frutto di un disegno condotto fino al dettaglio, le sue potenzialità si amplificano.
    Sotto quest'ottica i tre mobili a termine degli ambienti principali della casa sono stati pensati come autonomi ma integrati nello spazio, marcatamente differenti ma tra loro relazionati. Il loro porsi agli “estremi” enfatizza l'eccezionalità del caso, una sottesa indipendenza reciproca e la necessità di una sperimentazione puntuale.
    In ogni caso texture, materiali, luce, colori e sistemi di apertura rappresentano le componenti principali su cui si è riflettuto lungo il loro progetto.
    La superficie esposta, fondale nella sala e nella cucina, articolazione di piani nella camera da letto, rivela nel suo aprirsi e decomporsi ambienti celati, spazi impercepibili in anticipo, profondità differenti in base a necessità e vincoli. I piani apribili si muovono per rotazione, scorrimento, sovrapposizione a seconda dei casi.
    Alla struttura in legno di queste componenti sono aggiunti rivestimenti che esprimono le potenzialità di uno stesso materiale a seconda delle lavorazioni adottate: nella cucina, elementi lignei cilindrici smaltati di diametro differente sono accostasti sulla misura dei pannelli; nella sala è lo stesso parquet a risvoltare sul piano verticale, laddove in camera da letto si limita ad essere il basamento per le ampie ante, trattate a scanalatura continua laccata, contro-forma che rimanda agli elementi impiegati nella cucina sottostante.

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  •  Autor: Interior Design
  •  Herausgeber: Sandow

2013
  • Apartment Buildings
  • L’intervento prevedeva la realizzazione di un edificio ad uso prettamente residenziale in luogo di un impianto artigianale abbandonato.
    Il tema affrontato risiede nel confronto/scontro tra esigenze progettuali ed economiche, tra la necessità di proporre alla città un nuovo episodio di qualità architettonica e le intenzioni “speculative” di una committenza attenta al ritorno monetario dell’investimento.
    Le due posizioni confluiscono in una proposta progettuale che prevede un’architettura di forte impatto dimensionale, una presenza dominante rispetto all’edilizia mediamente minuta della zona.
    L’intervento ha previsto la realizzazione di un unico edificio a sviluppo longitudinale composto da un livello completamente interrato destinato a garage, un secondo livello con garage interrato su un lato e residenze fuori terra sull'altro, e tre livelli di abitazioni per un totale di 28 unità. Un sistema di rampe e percorsi pedonali si interseca a quello del complesso architettonico vero e proprio, garantendo la “permeabilità” del lotto ed ampliandone l’accessibilità.
    La scelta di attenersi a soluzioni strutturali di stampo tradizionale consente di concentrare le energie progettuali ed economiche nella cura dei particolari e nella scelta accurata delle finiture.
    Il disegno dei fronti è affrontato come un momento topico dell’atto progettuale: ad essi va riconosciuto il ruolo di mediazione con l’intorno, che passa attraverso l’adesione ad un linguaggio sintetico ma fortemente identificativo. Giocando sulle profondità, si è arrivati a “racchiudere” la complessità del sistema-prospetto in un unico gesto grafico che ripristina l’ordine di un fronte altrimenti frammentato nelle numerose unità abitative retrostanti, diventando il vero motivo conduttore, il tratto distintivo dell’intero organismo.
    Il sistema dei balconi garantisce ad ogni unità spazi esterni ampi ma insieme intimi e protetti. Grazie alla struttura integrata in c.a. e travi in legno lamellare sono stati realizzati sbalzi fino a 320 cm, che annullano la presenza della doppia falda di copertura.
    La trasparenza dei parapetti in vetro compensa l'ostacolo all'ingresso della luce degli aggetti, mentre la “discrezione” del materiale, privo di elementi strutturali in vista, non interferisce col ruolo protagonista delle fasce a disegno del prospetto.
    Ancora una volta il disegno dei prospetti è affrontato come un momento topico dell’atto progettuale: ad essi va riconosciuto l’importante ruolo di mediazione con l’intorno, che passa sempre attraverso l’adesione ad un linguaggio unico, sintetico, ma fortemente identificativo.

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  •  ISBN: 978-3-03768-136-7
  •  Autor: Chris van Uffelen
  •  Herausgeber: Braun Publishing AG

2012
  • Italian Panorama Italiano Vol.1 - The Plan
  • L’intervento prevedeva la realizzazione di un edificio ad uso prettamente residenziale in luogo di un impianto artigianale abbandonato.
    Il tema affrontato risiede nel confronto/scontro tra esigenze progettuali ed economiche, tra la necessità di proporre alla città un nuovo episodio di qualità architettonica e le intenzioni “speculative” di una committenza attenta al ritorno monetario dell’investimento.
    Le due posizioni confluiscono in una proposta progettuale che prevede un’architettura di forte impatto dimensionale, una presenza dominante rispetto all’edilizia mediamente minuta della zona.
    L’intervento ha previsto la realizzazione di un unico edificio a sviluppo longitudinale composto da un livello completamente interrato destinato a garage, un secondo livello con garage interrato su un lato e residenze fuori terra sull'altro, e tre livelli di abitazioni per un totale di 28 unità. Un sistema di rampe e percorsi pedonali si interseca a quello del complesso architettonico vero e proprio, garantendo la “permeabilità” del lotto ed ampliandone l’accessibilità.
    La scelta di attenersi a soluzioni strutturali di stampo tradizionale consente di concentrare le energie progettuali ed economiche nella cura dei particolari e nella scelta accurata delle finiture.
    Il disegno dei fronti è affrontato come un momento topico dell’atto progettuale: ad essi va riconosciuto il ruolo di mediazione con l’intorno, che passa attraverso l’adesione ad un linguaggio sintetico ma fortemente identificativo. Giocando sulle profondità, si è arrivati a “racchiudere” la complessità del sistema-prospetto in un unico gesto grafico che ripristina l’ordine di un fronte altrimenti frammentato nelle numerose unità abitative retrostanti, diventando il vero motivo conduttore, il tratto distintivo dell’intero organismo.
    Il sistema dei balconi garantisce ad ogni unità spazi esterni ampi ma insieme intimi e protetti. Grazie alla struttura integrata in c.a. e travi in legno lamellare sono stati realizzati sbalzi fino a 320 cm, che annullano la presenza della doppia falda di copertura.
    La trasparenza dei parapetti in vetro compensa l'ostacolo all'ingresso della luce degli aggetti, mentre la “discrezione” del materiale, privo di elementi strutturali in vista, non interferisce col ruolo protagonista delle fasce a disegno del prospetto.
    Ancora una volta il disegno dei prospetti è affrontato come un momento topico dell’atto progettuale: ad essi va riconosciuto l’importante ruolo di mediazione con l’intorno, che passa sempre attraverso l’adesione ad un linguaggio unico, sintetico, ma fortemente identificativo.

  • weiterlesen
  •  ISBN: 978-88-85980-61-7
  •  Autor: The Plan
  •  Herausgeber: The Plan Editions

2012
  • 1000 x European Architecture - Braun
  • L’architettura non si limita all’atto progettuale ma si conclude nella realizzazione dell’opera, e questo avviene non prima del vaglio di amministrazioni ed enti legati al processo edilizio. Tali rapporti non possono però giustificare scarsità nell’impegno progettuale, né la totale sottomissione alle richieste di mercato: l'intero iter è sempre e comunque un atto sociale condiviso, di cui l’architettura è espressione.
    Il progetto prevedeva la realizzazione di un edificio ad uso residenziale all’interno di un lotto inedificato e non raggiunto dai servizi pubblici quali strade, illuminazione e fognature, per i quali è stato necessario provvedere come nel caso emblematico della via di accesso e dell’ampia zona verde fronteggiante le residenze. Il tutto a vantaggio di un edificio in cui già erano previsti parcheggi interrati e che si sviluppa su tre livelli fuori terra: otto appartamenti equamente suddivisi nei primi due piani e un unico appartamento con sottotetto di pertinenza.
    Al di là di una mera descrizione funzionale dell’intervento, il perno dell’azione è la volontà di riconfermare la qualità architettonica come guida, rifiutando l’omologazione alla rassicurante e anonima morfologia del costruito circostante.
    Le classiche e consolidate funzioni del residenziale sono racchiuse all’interno di una “scatola”, che non rifiuta l’archetipo del volume parallelepipedo, ma che pure nella tensione della ricerca progettuale “prende vita” e ruota lungo un asse parallelo al suolo, sollevando da terra lo sguardo del suo fronte più rappresentativo. Pulizia e compattezza dei prospetti sono gli obiettivi perseguiti, raggiunti nell’adozione di un linguaggio semplice e immediato, come evidente nell’impostazione del prospetto principale: le ampie balconate si estendono per tutta la lunghezza del fronte, ma un unico segno coordina la complessità del sistema-prospetto sintetizzando i singoli elementi in un unico motivo dominante.
    L’elemento grafico cui è stata affidata la gestione dei fronti in nessun caso rende meno leggibile la grande scatola ruotata: la bicromia degli intonaci lascia risaltare il bianco dell’involucro sul grigio delle superfici arretrate, contribuendo a sottolineare le linee guida della morfologia dell’intervento.

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  •  ISBN: 978-3-03768-087-2
  •  Autor: Braun
  •  Herausgeber: Braun Publishing AG

2011
  • The architecture design of apartment in the world
  • L’intervento prevedeva la realizzazione di un edificio ad uso prettamente residenziale in luogo di un impianto artigianale abbandonato.
    Il tema affrontato risiede nel confronto/scontro tra esigenze progettuali ed economiche, tra la necessità di proporre alla città un nuovo episodio di qualità architettonica e le intenzioni “speculative” di una committenza attenta al ritorno monetario dell’investimento.
    Le due posizioni confluiscono in una proposta progettuale che prevede un’architettura di forte impatto dimensionale, una presenza dominante rispetto all’edilizia mediamente minuta della zona.
    L’intervento ha previsto la realizzazione di un unico edificio a sviluppo longitudinale composto da un livello completamente interrato destinato a garage, un secondo livello con garage interrato su un lato e residenze fuori terra sull'altro, e tre livelli di abitazioni per un totale di 28 unità. Un sistema di rampe e percorsi pedonali si interseca a quello del complesso architettonico vero e proprio, garantendo la “permeabilità” del lotto ed ampliandone l’accessibilità.
    La scelta di attenersi a soluzioni strutturali di stampo tradizionale consente di concentrare le energie progettuali ed economiche nella cura dei particolari e nella scelta accurata delle finiture.
    Il disegno dei fronti è affrontato come un momento topico dell’atto progettuale: ad essi va riconosciuto il ruolo di mediazione con l’intorno, che passa attraverso l’adesione ad un linguaggio sintetico ma fortemente identificativo. Giocando sulle profondità, si è arrivati a “racchiudere” la complessità del sistema-prospetto in un unico gesto grafico che ripristina l’ordine di un fronte altrimenti frammentato nelle numerose unità abitative retrostanti, diventando il vero motivo conduttore, il tratto distintivo dell’intero organismo.
    Il sistema dei balconi garantisce ad ogni unità spazi esterni ampi ma insieme intimi e protetti. Grazie alla struttura integrata in c.a. e travi in legno lamellare sono stati realizzati sbalzi fino a 320 cm, che annullano la presenza della doppia falda di copertura.
    La trasparenza dei parapetti in vetro compensa l'ostacolo all'ingresso della luce degli aggetti, mentre la “discrezione” del materiale, privo di elementi strutturali in vista, non interferisce col ruolo protagonista delle fasce a disegno del prospetto.
    Ancora una volta il disegno dei prospetti è affrontato come un momento topico dell’atto progettuale: ad essi va riconosciuto l’importante ruolo di mediazione con l’intorno, che passa sempre attraverso l’adesione ad un linguaggio unico, sintetico, ma fortemente identificativo.

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  •  ISBN: 978-7-5609-6712-7
  •  Autor: ThinkArchit